E così anche queste vacanze in Alto Adige se ne sono andate.
Sono rientrato alla base ieri pomeriggio, dopo aver concluso in bellezza, con l'esperienza del pernottamento al rifugio e dell'ascesa verso la cima.
Esperienza inusuale per noi del sud eppure tanto praticata dagli amici altoatesini e dai vicini austriaci, che sabato sera affollavano le cuccette del rifugio Gran Pilastro, a quota 2710; una serata deliziosa e dalla temperatura gradevole, che purtroppo non abbiamo potuto godere in pieno per via dei ferrei regolamenti del rifugio, con ritirata obbligatoria a partire dalle ore 22.00.
     Eravamo partiti da Riobianco verso le 8 e mezza e alle 10 avevamo raggiunto la bella cittadina di Vipiteno, ai confini con l'Austria, dove era fissato l'appuntamento con il professor Domenico Filippini, la nostra ormai abituale guida alpina! 
Per l'occasione c'era con lui anche l'amico Luigi, direttore della Casa di Riposo di Pralboino. Insieme a loro abbiamo risalito la val di Vizze e, dopo aver lasciato le auto a quota 1700, in tre ore di cammino abbiamo raggiunto il bel rifugio Hochfeilerhuette.

Vipiteno


A cena abbiamo potuto apprezzare, oltre alle abbondanti portate, anche la giovialità di altoatesini e austriaci, stimolata dalla birra che scorreva a fiumi...

Quella che vedete è la milanese servita a Domenico, il quale la scruta un po'...perplesso?

La mattina successiva sveglia alle 6 e mezza, colazione veloce a base di caffelatte, pane burro e marmellata e poi alle sette e un quarto partenza verso la vetta. Percorso di 800 metri di dislivello. Tempo buono e durata prevista, per la sola ascesa, di circa 2 ore e 15 minuti. Partono convinti in tre: Luigi, Domenico e Ivan. Io  un po' titubante li seguo a distanza, mentre Mariada preferisce un percorso alternativo verso il ghiacciaio.
La montagna è letteralmente tappezzata di stelle alpine!

Dopo un breve tratto di ferrata, dove ci aiutiamo con fune fissa, scalette e...braccia, il percorso si fa erto risalendo la dorsale della grande montagna con ripide serpentine. Man mano che si sale il paesaggio si fa più aspro e il colpo d'occhio decisamente più aereo. Tutte le Alpi Aurine scorrono sotto di noi.
Dopo quasi due ore di duro cammino, arrivato a quota 3350, all'inizio della crestina finale, il punto più critico di tutto il percorso, decido di fermarmi. Ma i tre proseguono, sono già avanti insieme al folto gruppo di escursionisti che affollano le pendici sommitali. A sinistra si apre un impressionante baratro sul ghiacciaio del versante settentrionale, in territorio austriaco, verso la cima di Hochferner.
Questi alcuni fotogrammi di quella mattina, sono le 9 e trenta e la cima si presenta a tratti avvolta dalle nubi, in altri momenti limpida e affollata. Ma sicuramente più emozionanti sono le immagini e le riprese girate da Ivan e Luigi, arrivati in vetta, col professor Domenico che lascia a loro l'onore degli ultimi, difficili, 50 metri.